top of page
LIBRI

Oltre alla musica,  gli altri miei compagni di vita sono sempre stati i libri. Il mio amore per loro è stato precocissimo, è stato proprio un colpo di fulmine sin da quando, verso i 7/8 anni, ho letto il mio primo libro che mi ha letteralmente folgorato e fatto entrare in un mondo da cui non sono più voluta uscire. Quel libro era Peter Pan, lo ricordo come se fosse ora, lo leggevo la sera prima di addormentarmi, e ricordo distintamente la meraviglia e l'emozione di sentirmi catapultata in un mondo fatato dove i protagonisti potevano volare! Da lì è cominciato il mio percorso di avida lettrice, prima di libri per bambini, poi di romanzi rosa tipo Liala, e quindi è cominciato il mio viaggio nella letteratura, spaziando nel corso dei decenni tra diversi generi, dalla letteratura italiana del dopoguerra (Moravia, Morante, Fenoglio, Primo Levi) a quella sudamericana (Marquez, Allende, Amado), dalla Beat Generation (Kerouac, Mailer) ai classici inglesi del '900 (Lawrence, Orwell, Huxley), dai romanzi americani anni 30/50 (Faulkner, Hemingway, Caldwell, Steinbeck, Bukowsky, Miller, Salinger) a quelli alla narrativa ebraica (Malamud, Bellow, Roth), e tanti altri ancora. Negli ultimi anni sono passata a generi più leggeri, come i romanzi d'avventura (Wilbur Smith, Marco Buticchi) e i gialli/polizieschi (dai classici come Agatha Christie a quelli del Nord Europa oggi tanto di moda) passando per quelli americani, spagnoli, inglesi, eccetera.  Non disdegno nemmeno la letteratura umoristica, dal grande Jerome K. Jerome a Woody Allen ed altri umoristi contemporanei, o i romanzi fantasy (Tolkien, George Martin, Terry Brooks).

La meraviglia e il piacere della lettura sono rimasti intatti nel tempo, e il piacere anche fisico di toccare un libro e odorare la carta sono sempre fortissimi. Qui elenco i romanzi che più ho amato, quasi tutti risalenti alla mia adolescenza, sicuramente perchè a quel tempo ero molto più emotiva e senza filtri, più scoperta e priva di protezioni, e pronta ad assorbire tutto come una spugna, e tutto ciò che leggevo e mi colpiva, mi straziava e mi coinvolgeva per settimane. Soltanto adesso, scrivendo questa lista, mi accorgo che la maggior parte degli scrittori che più mi hanno emozionato sono Italiani... non ci avevo mai fatto caso! Allora siamo davvero un popolo speciale, di geni, artisti e sognatori! :)

 

Questa pagina è la mia lista dei libri che più ho amato, compilata con molta fatica data la vastissima scelta... per ogni libro ho scritto una breve descrizione e ho scelto un piccolo brano stralciato dallo stesso. In calce a questa pagina ho inserito una freccetta che porta alla pagina 2, dove ho semplicemente elencato tutti  gli altri libri da me amati e consigliati , divisi  per genere, con soltanto una o due righe di descrizione.

P.S. Noto che i miei primi quattro libri preferiti parlano di guerra... Dev'essere per forza perchè nient'altro come la guerra dilania e mette a nudo l'uomo, di fronte a se stesso e agli altri, e ci rivela per quello che siamo.   

THE BEST

La Paga del Sabato di Beppe Fenoglio (1922 - 1963)

Questo breve romanzo è forse il mio preferito in assoluto. Fa parte del mio periodo Neorealismo/Guerra/Partigiani, avevo 15/16 anni e questo autore mi colpì così tanto che scrissi perfino un mini saggio su di lui con una vecchia Olivetti! Il mio libriccino l'ho sempre conservato e portato con me, ce l'ho qui davanti, e dato che, modestamente, mi sembra un'analisi molto ben fatta considerata la mia giovanissima età, lo propongo nella pagina Saggi/Articoli per chi volesse leggerlo. In questo caso basta cliccare qui. :)

Tornando a La Paga del sabato, questo romanzo è toccante e profondo, è ambientato nel dopoguerra e narra la vita di un giovane ex partigiano, che fatica ad integrarsi nella vita "normale" dopo quello che ha visto e vissuto. Lo stile di Fenoglio, in una parola, è essenziale : i dialoghi sono sempre serrati, gli scambi di battute netti e senza fronzoli, con poche parole ma potentissime. Fenoglio riesce in modo incantevole a descrivere una scena come se fosse un film, poche immagini ma con dettagli che dicono tutto, e in questo modo così scarno riesce in modo mirabile a mostrare tutto il travaglio interiore dei suoi meravigliosi personaggi. Un libro indimenticabile, che ho ancora nell'edizione Einaudi del 1969, prezzo Lire 3600.

" Sulla tavola della cucina c'era una bottiglietta di linimento che suo padre si dava ogni sera tornando su dalla bottega, un piatto sporco d'olio, la scodella del sale... Ettore passò a guardare sua madre.

Stava a cucinare al gas, lui le guardò i fianchi sformati, i piedi piatti, quando si chinava la sottana le si sollevava dietro mostrando i grossi elastici subito sopra il ginocchio.

Ettore l'amava."

La Storia di Elsa Morante (1912 - 1985)

Scritto nel 1974, questo poderoso romanzo dal titolo così impegnativo descrive il periodo della guerra e dopoguerra a Roma, che viviamo seguendo le vicende di una donna e i suoi figli. Il racconto è lucidamente tragico, la descrizione dei patimenti e delle sofferenze di chi ha vissuto un periodo storico così drammatico sono riportate in modo quasi distaccato, senza mai cadere nel pietismo, ma con drammatico realismo. E anche così lèggere queste pagine fa male al cuore... chi, leggendolo, non ha amato il piccolo Useppe, un bambino che vede gli orrori della guerra senza rendersene conto, con gli occhi puri di un innocente, riuscendo a vedere il bello laddove non c'è altro che dolore e disagio? In questo libro c'è tutto. L'amore, il dolore, la morte, la follia, la voglia di vivere e quella di morire, la volontà di sopravvivere nonostante tutto ma anche la disperazione di quando non è rimasto nulla per cui valga la pena di vivere. Ho letto il romanzo più di una volta, e ogni volta, pur sapendo già cosa accadrà, non riesco a non piangere.  Un vero capolavoro,  un libro che non può lasciare indifferenti. La mia copia è del 1975, edizione Einaudi, prezzo Lire 3500.

" Si trovavano in fondo a una specie di angusta trincea, protetta nell'alto, come da un tetto, da un grosso tronco d'albero disteso. Si poteva udire in prossimità, sopra di loro, la sua chioma caduta agitare il fogliame in un gran vento. Tutto  all'intorno, durava un fragore fischiante e rovinoso, nel quale fra scrosci, scoppiettii vivaci e strani tintinnii, si sperdevano deboli e già da una distanza assurda voci umane e nitriti di cavalli.

Useppe, accucciato contro di lei, la guardava in faccia, di sotto la sporta, non impaurito, ma piuttosto curioso e  soprappensiero. 'Non è niente', essa gli disse, 'non aver paura. Non è niente'. Lui aveva perduto i sandaletti ma teneva ancora la sua pallina stretta al pugno. Agli schianti più forti, lo si sentiva appena tremare : 'Niente...' diceva poi, fra persuaso e interrogativo. I suoi piedini nudi si bilanciavano quieti accosto a Ida, uno di qua e uno di là.

Per tutto il tempo che aspettarono in quel riparo, i suoi occhi e quelli di Ida rimasero, intenti, a guardarsi. Lei non avrebbe saputo dire la durata di quel tempo. Il suo orologetto da polso si era rotto; e ci sono delle circostanze in cui, per la mente, calcolare una durata è impossibile."

Se Questo è un Uomo di Primo Levi (1919 - 1987)

Cosa posso dire di più su questo libro di quanto non sia già stato detto? Unanimemente considerato un capolavoro, questo libro è come un coltello affondato e rigirato nelle viscere, e ci fa restare ammutoliti di fronte all'orrore e alla sofferenza descritte in modo così pacato, perchè non c'è odio o rancore in questo lungo racconto della prigionia di Levi in un campo di concentramento, io non ne ho trovato traccia, forse una sofferenza così grande lo ha portato ad andare oltre alla rabbia, perchè così grande è il male che ha ricevuto da altri esseri umani che la rabbia non può neanche lontamente lenire  il dolore, lo stupore, l'incredulità che sia potuto accadere quello che è accaduto. Questa è una delle cose che più mi ha colpito, la sua mancanza di astio, nel suo lucido racconto ci sono i suoi commenti, atroci verità e acute osservazioni, ma lui ne parla con pacata consapevolezza, senza rancore, quasi con stupore, perchè sembra chiedersi come sia possibile che un essere umano possa annullare un suo simile, spogliandolo di tutto e annientandolo nel corpo e nello spirito. E non c'è risposta a questo quesito, non ci potrà essere mai. 

" Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe e anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

Si immagini ora un uomo a cui insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; si comprenderà allora il duplice significato del termine “Campo di annientamento”, e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."

Il Cielo è Rosso di Giuseppe Berto (1914 - 1978)

Questo meraviglioso romanzo racconta la storia di quattro ragazzini che si ritrovano soli e senza più una casa in una città distrutta dalle bombe, e questa volta vediamo la difficoltà di vivere vista da parte di adolescenti di 13, 14 anni. Per loro è più facile, forse, adattarsi rispetto ad un adulto, e cercano di vivere con ogni mezzo senza farsi tante domande e senza stupirsi di nulla. Leggiamo con tenerezza i loro innamoramenti e la loro amicizia, e li vediamo lottare per sopravvivere, facendo cose più grandi di loro, forse senza neanche rendersene conto. Il romanzo è bellissimo, toccante, tragico, tenero, e ci lascia tristi, attoniti e commossi di fronte a tanta innocenza violata e sprecata.

" Improvvisamente fu certo di non aver risolto nulla, partendo. Egli si sentiva vuoto e solo e desolato, come mai gli era accaduto di sentirsi prima.  Cercò di mettere ordine nella sua mente, considerando i pensieri uno alla volta. Non poteva tornare da lei per per trovare insieme uno scopo per vivere, essendo così vuoto. Non aveva senso. E il vecchio aveva detto tante parole, che bisognava avere fede nell'umanità, e aveva parlato del grande giorno in cui il bene sarebbe venuto sulla terra per tutti gli uomini. Lui non aveva voglia di aspettare il grande giorno, non ci credeva. E neanche il vecchio ci credeva, e d'altronde non ci sarebbe arrivato, perchè ormai aveva venduto perfino il letto per mangiare. Ora sarebbe morto, ed era per lui la cosa migliore, morire, perchè era solo e sperduto. E del resto, a lui non sarebbe importato niente, anche se il vecchio fosse morto di fame. Non avrebbe provato dolore. Era indifferente, come tutto il resto del mondo, all'infuori di se stesso. Si sentì cattivo verso il resto della gente."

La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell (1925 - 1995)

Cambiamo completamente genere dopo tanto dolore, e passiamo ad uno dei libri più deliziosi del pianeta. Lo adoro perchè, come mi piace definirlo, questo è un libro felice. E' la storia, autobiografica, del naturalista e zoologo Gerald Durrell, che descrive alcuni anni della sua infanzia trascorsi con la famiglia a Corfù. La cosa meravigliosa è che Gerald, già affascinato dalla natura sin da bambino, descrive talmente bene gli animali che incontra e il suo stupore e la sua gioia nel raccoglierli e studiarli che riesce a trasmettere la stessa gioia a noi lettori, e leggere il suo racconto è come vivere in quel posto fantastico insieme a lui. Ma la vera sorpresa è che nel libro lo scrittore descrive con esilarante umorismo i suoi familiari e racconta tutta una serie di episodi e situazioni divertenti, e quello che viene fuori è, appunto, un libro felice. Tutte le volte che lo leggo mi fa sorridere, mi lascia allegra, contenta, soddisfatta. Devo dire tra l'altro che, avendolo letto sia in inglese che in italiano, la versione italiana è, come non sempre accade, talmente ben fatta che risulta perfino più divertente dell'originale! Un libro da leggere per esempio in vacanza, quando si è bendisposti a rilassarsi e ad essere allegri, ma anche se non si è di buonumore, leggendo questo libro ci si sentirà. 

(Prefazione)" Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso con la mia famiglia nell'isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell'isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina, non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato vari amici a dividere i capitoli con loro. Soltanto con immensa fatica, e usando una notevole astuzia, sono riuscito a salvare alcune pagine sparse che ho dedicato esclusivamente agli animali."

Cent'anni di Solitudine di Gabriel Garcìa Màrquez (1927 - 2014)

Altro genere completamente diverso. Questo libro poderoso, corale, ricchissimo di avvenimenti e personaggi, è una saga familiare che copre sette generazioni della famiglia Buendìa. Lo stile di Marquez viene definito "realismo magico", ed è una definizione che sta proprio a pennello, perchè insieme al periodo storico reale, che viviamo insieme ai personaggi,  il libro è permeato di un'atmosfera magica, irreale e surreale che affascina, diverte e appassiona. I sudamericani sono maestri in questo, nessun altro come loro sa mescolare realtà e leggenda e fantasia come loro, e io adoro questo stile, del quale è maestra anche Isabel Allende di cui parlo più sotto. Il confine tra mondo reale e mondo fantastico è quasi inesistente,  e infatti spesso anche il confine tra il mondo dei vivi e dei morti non è netto, e capita che i due mondi si mescolino tra loro con grande naturalezza. Questo bellissimo, appassionante romanzo è unanimemente considerato uno dei capolavori del '900, e io sono assolutamente d'accordo.

 

" Una notte, all' epoca in cui Rebeca guarì dal vizio di mangiare terra e fu portata a dormire con gli altri bambini, l'india che dormiva con loro si svegliò per caso e sentì uno strano rumore intermittente in un angolo. Si alzò a sedere spaventata, credendo che fosse entrato un animale nella stanza, e allora vide Rebeca nella poltroncina a dondolo, col dito in bocca e con gli occhi illuminati come quelli di un gatto nel buio. Paralizzata dal terrore, Visitacìon riconobbe in quegli occhi  i sintomi della malattia la cui minaccia l'aveva costretta all'esilio. Era la peste dell'insonnia., che portava alla perdita della memoria. Significava che quando il malato si abituava al suo stato di veglia, cominciavano a cancellarsi dalla sua memoria  i ricordi dell'infanzia, poi il nome e la nozione delle cose, e infine l'identità delle persone e perfino la coscienza del proprio essere, fino a sommergersi in una specie di idiozia senza passato...

La Casa degli Spiriti di Isabel Allende (1942 - vivente)

Isabel Allende è una delle mie scrittrici preferite, perchè è proprio una narratrice nata con una fantasia inesauribile, ha scritto tanti romanzi e in ognuno c'è un mondo di personaggi e vicende, tutte diverse, tutte appassionanti, e specialmente nei primi c'è questa atmosfera fantastica di fusione tra la realtà e il soprannaturale tipica della letteratura sudamericana, con visioni di spiriti, chiaroveggenze, e atmosfere irreali e fantastiche.

Questo bellissimo romanzo è il suo primo libro, scritto nel 1982, ed il mio preferito. Saga familiare ricca di avvenimenti, seguendo la vita della famiglia Trueba viviamo il periodo storico  del Cile dai primi anni del secolo scorso agli anni '70, con il golpe militare e le successive persecuzioni e torture dei perseguitati dal regime, per cui il romanzo è uno specchio fedele della società di quel tempo insieme a una storia appassionante che attraversa i decenni. Dal romanzo è stato tratto un film, che non contiene nemmeno la metà delle vicende che accadono nel libro, ma che ho trovato comunque ben fatto.

" Per la prima volta nella sua vita, Alba sentì il bisogno di essere bella e rimpianse che nessuna delle splendide donne della sua famiglia le avesse lasciato in eredità i suoi attributi, e l'unica che l'aveva fatto, la bella Rosa, le aveva dato solo una sfumatura d'alga marina ai suoi capelli, che, se non era accompagnata da tutto il resto, sembrava piuttosto un errore del parrucchiere. Quando Miguel indovinò la sua inquietudine, la portò per mano fino al grande specchio veneziano che ornava un angolo della camera segreta; tolse la polvere dal vetro incrinato e poi accese tutte le candele che aveva e gliele mise intorno. Lei si rimirò nei mille frammenti dello specchio. La sua pelle, illuminata dalle candele, aveva il colore irreale delle figure di cera. Miguel cominciò ad accarezzarla e lei vide trasformarsi il suo volto nel caleidoscopio dello specchio e convenne infine che lei era la più bella dell'universo, perché aveva potuto vedersi con gli occhi con cui la vedeva Miguel."

Il Cacciatore di Aquiloni di Khaled Hosseini (1965 - vivente)

Quando questo libro è uscito, diventando improvvisamente un best seller mondiale, io non ho voluto comprarlo perchè diffidavo di questo successo commerciale, pensando che non valesse la pena leggerlo. Poi invece un'amica che lo aveva letto e apprezzato me lo ha prestato, e alla fine in due giorni l'ho divorato, trovandolo invece un bellissimo romanzo, molto commovente e coinvolgente, ben scritto, toccante, non banale, e soprattutto sincero.

E' la storia di due bambini, amici nell'Afghanistan degli anni '70, prima della guerra e dell'avvento dei talebani, e di come la loro amicizia venga messa a dura prova da tragici eventi, e seguiamo le loro storie fino all'età adulta quando finalmente il cerchio degli eventi e delle situazioni lasciate irrisolte si chiude, e tanti fili rimasti slacciati si riannodano. E' un bellissimo romanzo che ci avvicina ad una realtà sociale e geografica a noi quasi sconosciuta, e ci fa capire meglio quel mondo a noi così lontano.

" Rimanemmo così fino alle prime ore dell'alba. Le sparatorie e le esplosioni erano durate meno di un'ora, ma ci avevano spaventati a morte, perchè nessuno di noi aveva mai sentito niente di simile. Non era ancora nata la generazione di bambini afghani le cui orecchie non avrebbero conosciuto altro che il rumore delle bombe e cannoni. Stretti l'uno all'altro non immaginavamo che la nostra vita non sarebbe più stata la stessa. Era l'inizio della fine."

Pian della Tortilla di John Steinbeck (1902 - 1968)

Questo libro, scritto nel 1935,  è diventato immediatamente un grande successo mondiale. Descrive in modo comico e surreale la vita di alcuni paisanos, fannulloni e ubriaconi, che vivono a Monterey (California) negli anni '30, poverissimi e senza mezzi e che usano mille espedienti, più illegali che non, per mangiare e soprattutto bere vino, la loro vera gioia nella vita. La loro filosofia di vita, di assoluta indifferenza ed estraneità nei confronti della vita "normale",  li fa vivere ai margini della società; per loro infatti è piacevole, di tanto in tanto, perfino andare in prigione per qualche giorno, perchè lì finalmente possono incontrare amici, poltrire e dormire tutto il giorno, e mangiare gratuitamente. Tra di loro si crea un forte legame di amicizia e condivisione, e, pur avendo una morale tutta loro, in qualche modo hanno un codice d'onore, e si aiutano l'un l'altro quando possono.

Il romanzo è delizioso e divertentissimo, senz'altro tra i miei preferiti di sempre.  Purtroppo non riesco a trovare la mia copia in italiano, tradotta da Elio Vittorini, quindi il brano qui sotto riportato l'ho tradotto io dalla mia vecchissima copia in inglese (libera traduzione). In ogni caso, devo dire che la versione originale è molto migliore di quella tradotta in italiano.

" Quando Danny aveva 25 anni, fu dichiarata la guerra alla Germania. Danny e il suo amico Pilon avevano due galloni di vino quando sentirono la notizia, e andarono a bere il vino nel bosco. Big Joe vide lo scintillio delle bottiglie tra i pini, e si unì a Danny e Pilon.

Più il vino scendeva di livello dalle bottiglie, più il patriottismo si innalzava nei tre amici. E quando finirono tutto il vino, scesero giù dalla collina sottobraccio, e andarono a Monterey. Davanti all'ufficio reclutamento acclamarono ad alta voce l'America, e sfidarono la Germania a fare quando di peggio possibile. Urlarono minacce alla Germania fino quando il sergente non si svegliò, si mise l'uniforme e andò in strada per farli smettere, e rimase per arruolarli.

Il sergente li mise in fila davanti alla scrivania,. I tre amici passarono tutti i test tranne quello della sobrietà, e poi il sergente chiese a Pilon:
"Tu, in quale ramo vuoi andare?"

"Non me ne frega niente," rispose Pilon  energicamente.

"Penso che abbiamo bisogno di uomini come te in fanteria", e Pilon fu arruolato .

Allora si rivolse a Big Joe, che intanto stava tornando sobrio. 

"E tu dove vorresti andare?"

"Voglio andare a casa...", disse Joe infelicemente, e il sergente arruolò anche lui in fanteria. Infine si rivolse a Danny, che stava dormendo in piedi.

"Tu dove vuoi andare?"

"Eh?"

"Dico, in quale ramo?"

"Cosa intendi per 'ramo'?"

"Cosa sai fare?"

"Io? Qualunque cosa"

"Cosa facevi prima?"

"Io? Faccio il mulattiere"

"Oh, davvero?  E quanti muli riesci a condurre?"

Danny si piegò in avanti, e chiese con fare professionale e ammiccante:

"Voi quanti ne avete?"

"Circa trentamila", disse il sergente.

Danny strinse il pungo in aria ed esclamò:" Legateli tutti insieme!"

E fu così che Danny andò in Texas a occuparsi dei muli per tutta la durata della guerra, Pilon fu mandato in Oregon con la fanteria, e Big Joe, come scopriremo più tardi, andò in prigione."

La Valle dell'Eden di John Steinbeck (1902 - 1968)

Mai due libri dello stesso autore furono più diversi. Tanto scherzoso, divertente, ironico il primo (Pian della Tortilla), quanto epico, drammatico, magnifico, complesso, profondo il romanzo in cui più di tutti ha creduto Steinbeck stesso, che lo considerava la sua opera più importante come lui stesso riferì: "Penso che tutto ciò che ho scritto è stato, in qualche modo, di preparazione a questo."

Poderosa saga familiare che copre tre generazioni di due famiglie, in un periodo storico che va da fine '800 fino alla Prima Guerra Mondiale, questo romanzo alla fine rappresenta l'eterna contrapposizione tra il bene e il male, tra la malvagità e la bontà d'animo, e l'odio tra fratelli è rappresentato in modo inquietante, ci fa chiedere come le persone possono essere così diverse tra loro, e perchè, ma non c'è risposta a questo, nè ci sono vinti o vincitori, il libro ci dice che ognuno è ciò che è perchè sceglie di esserlo, e paga sempre le conseguenze della sua scelta.

" Guarda un po' cos'è successo per il suo compleanno!" urlò Charles. "Gli ho comprato un coltello fatto in Germania, con tre lame e un cavatappi, e il manico di madreperla. E dov'è andato a finire? Gliel'hai mai visto in mano?!"

Alla luce delle stelle le sue labbra umide brillavano, e la voce era furiosa.

"E che hai fatto tu? Gli hai portato un bastardo di cane trovato nel boschetto. Ridevi come uno stupido, e dicevi che sarebbe diventato un buon cane da caccia! E ora il cane dorme con lui, in camera sua. Ci gioca, mentre legge. E l'ha ammaestrato. E il coltello dov'è andato a finire? " Grazie", ecco tutto ciò che è stato capace di dire!!"

Furore di John Steinbeck (1902 - 1968)

Altro affresco imponente della società americana, che ci mostra con crudezza e sensibilità al tempo stesso  il travaglio e le sofferenze di un intera generazione alla ricerca di un minimo di benessere per uscire dalla miseria nel periodo della Grande Depressione (anni '30), lasciando il poco che avevano per migrare verso Ovest. La storia della famiglia Joad è toccante, intensa, e ci lascia con l'amaro in bocca, e leggendo le loro vicende soffriamo con loro, proviamo, come loro, furore e rabbia. Un altro poderoso romanzo del grandissimo Steinbeck, che ha sfornato un capolavoro dopo l'altro.

" Tutti uscirono dalle case e annusarono l'aria pungente e calda, proteggendosi le nari contro la polvere. E i bambini uscirono anch'essi, ma senza gridare, senza correre come avrebbero fatto dopo un comune temporale. Gli uomini si appoggiarono con i gomiti lungo le staccionate e osservarono il granturco rovinato, quasi secco ormai. Gli uomini non parlavano, e si muovevano appena. E le donne uscirono di casa e vennero a mettersi vicino ai loro uomini, per sapere se era questa la volta che i loro uomini si sarebbero dati per vinti. "

Anna di Niccolò Ammaniti (1966 - vivente)

Straziante, cupo, oscuro e grave, questo è il libro più bello e toccante del geniale Niccolò Ammaniti, un nuovo fiore all'occhiello della letteratura italiana. La storia è surreale, un delirante futuro post virus letale che ha ucciso tutti gli adulti del pianeta, e rimangono solo i bambini, in fuga per cercare di sopravvivere in un mondo in macerie e ostile, aggrappandosi a qualunque speranza per trovare un modo di riuscire a diventare "grandi". La protagonista è Anna, una ragazzina che combatte con tutte le sue forze per salvare se stessa e il piccolo fratellino, che cerca di proteggere in ogni modo. Un romanzo bellissimo, tenero e crudele, di uno scrittore moderno che non potevo non inserire in questa lista insieme ai grandi del '900.

" Si risvegliò di colpo immersa nell'oscurità e nel silenzio. Ci mise qualche secondo a ricordarsi dov'era. Per un attimo le balenò l'idea di uscire a fare pipì, ma ci ripensò. Non c'era la luna. Sarebbe stata cieca e indifesa.

Meglio farla nel bagagliaio e spostarsi sul sedile posteriore. Si sbottonò i pantaloncini. Mentre li abbassava un rumore improvviso, come un ramo che si spezza, le strozzò il respiro. Un rumore di cani che annusano.

Si tappò la bocca e cadde con il sedere nudo sulla moquette, cercando di non respirare, di non tremare, di non muovere nemmeno la lingua.

Le unghie dei cani grattavano contro la lamiera facendo sussultare la macchina."

© 2017 by Emozioni Sottovoce. Proudly created with Wix.com

bottom of page