
In questa pagina ho inserito i miei due saggi letterari, il primo su Beppe Fenoglio, e il secondo su Henry David Thoreau.
BREVE SAGGIO SU FENOGLIO
L'arte di Fenoglio si distingue in modo personale dalle altre produzioni neorealistiche in quanto l'obbiettivo principale dell'autore non è quello di mostrare un ritratto più o meno fedele di un certo tipo di condizione sociale attuale, che è il punto d'arrivo delle altre opere neorealiste, ma quello di tentare un ritratto dell'UOMO che si trova all'interno di queste situazioni.
Pratolini, per esempio, in Metello ci propone la storia delle vicende private di un operaio, e contemporaneamente fa un quadro della condizione operaia agli inizi del secolo; ma le vicende private di Metello non sono che un pretesto per trattare la condizione operaia, che è dunque il vero tema del romanzo. Fenoglio invece si interessa per prima cosa all'uomo che vive in quel periodo, e ne descrive la vita, il malessere; ed ecco che il protagonista delle sue opere non è mai il mondo partigiano visto in generale, ma di volta in volta un essere umano, prima di tutto uomo e poi partigiano, e quindi con i suoi problemi esistenziali, le sue paure, le sue debolezze.
Ancora, Pratolini ad esempio nelle sue opere tende a idealizzare il popolo, mentre Fenoglio riesce a dare un'immagine OBBIETTIVA dell'uomo di cui parla, il partigiano, mostrandone i difetti almeno tanto quanto ne mostra i pregi. Da qui emerge la profondissima umanità che anima i suoi personaggi, sempre splendidi e raggianti di verosimiglianza, così forti nella loro debolezza, così eroi nella loro vigliaccheria, così maturi nella loro immaturità. Bellissimo è il dialogo tra Max e Lancia in "Un altro muro", una delle novelle più belle di Fenoglio, dove nella tragica situazione dei due condannati a morte traspare di volta in volta la loro struggente voglia di vivere ("Eh, in questo stato la vita dovrebbe scaderti dal cuore, dovrebbe farti venir voglia di darle un calcio in culo e... ma la voglia di vivere invece non ti va mica via"), la mancanza di una fede ("... una simile potenza dovrebbe essere soltanto di Dio. Ma Dio non c'è, bisogna proprio dire che non c'è."), la morte imminente sentita come tragica fatalità ("ti sei fatto prendere dalla Repubblica e la Repubblica t'ha condannato a morte. Ti fucileranno domani. Sei nato vent'anni fa apposta per questo."), la constatazione della vuotezza degli ideali ("Non contiamoci balle, Lancia, che è peccato mortale contarcene al punto che siamo. Tu te la senti di morire per l'idea? Io no. E poi che idea? Se ti cerchi dentro, tu te la trovi l'idea? Io no. E nemmeno tu."), il terrore al momento della fucilazione (Sentì il rumore della fine del mondo e tutti i capelli gli si rizzarono in testa. Qualcosa al suo fianco si torse e andò giù morbidamente. Lui era in piedi, e la sua schiena era certamente intatta, l'orina gli irrorava le cosce, calda tanto da farlo quasi uscir di sentimento), il dolce e timido rinascere della speranza e della vita. (Max non rispose. Andando guardava l'erba spuntare gialla tra la neve sul fianco dell'acquedotto.)
Dunque di Max i pensieri più intimi vengono rivelati, e Fenoglio fu criticato duramente dai suoi contemporanei proprio per questo suo mettere a nudo i sentimenti di un mondo che, dopo la Liberazione, fu mitizzato e idealizzato; non si poteva concepire l'EROE partigiano tremare e piangere per la paura, agire con ferocia, arrivare al punto di rinnegare i suoi stessi ideali e odiare i propri compagni. Questo è invece il più grande merito di Fenoglio, l'aver fatto comprendere tutto il tragico retroscena di una realtà molto diversa da quello che appariva esteriormente.
Altro elemento che la cultura post-partigiana aveva rifiutato di accettare, e che invece era una realtà esistente all'interno dei rapporti tra partigiani, era il continuo conflitto tra le diverse fazioni di una stessa unità, come ad esempio i contrasti tra rossi e badogliani (Johnny lo colpì d'improvviso con lo sten. " Alza le zampe." "Sei pazzo!" gridò il capo. "Sono pazzo quanto tu sei porco.") *, sempre aspri e violenti, l'eterno razzismo tra nord e sud (Come il treno prese velocità, i settentrionali, primi gli emiliani, attaccarono i meridionali:"Terroni, sudici, terra da pipe, abissini!" e quelli reagirono:"Polentoni, a cuornuti!")**
Dunque Fenoglio vuole attenersi alla realtà sia storica che umana che ha vissuto, e ne riporta fedelmente i particolari; ma in questo struggente svolgersi dei fatti, struggente perchè si avverte la fatalità di questi avvenimenti, la loro inevitabilità, traspare sempre la sua piena partecipazione spirituale, la sua dolcissima pietà, la sua vivissima umanità.
Altro particolare che distacca Fenoglio dai suoi contemporanei è l'uso della lingua; i neorealisti vogliono usare un linguaggio il più possibile aderente al parlato, e per questo motivo di frequente scadono nell'uso del dialetto che si rivela una scelta non sempre efficace. Fenoglio, invece, usa raramente espressioni dialettali; il linguaggio che crea, perchè di creazione si può senz'altro parlare, è una splendida lingua parlata che non sempre segue le regole grammaticali ("Ma ce l'hai sempre con me perchè io non sono stupida, io tu non m'incanti...")***, ma non per questo è meno espressiva od efficace. Anzi, la semplicità delle espressioni non potrebbe rendere meglio il sentimento che ne viene espresso. Il carattere più bello di questa lingua è la piena espressività di tutto un mondo di sensazioni nascosti dietro poche scarne parole; Fenoglio non dice mai neanche una parola in più dell'essenziale, tutto ciò che vuole dire lo riduce in un minimo di parole che sono dunque dense, serrate, sostanziali, e questa è un'operazione che credo sia riuscita a pochi altri scrittori e che ancora una volta dimostra la grandezza dell'arte di Fenoglio.
Ho parlato tra l'altro di creazione linguistica perchè non sono infrequenti nella lingua fenogliana delle particolarità geniali; in La Paga del Sabato, ad esempio, in uno degli splendidi dialoghi tra Ettore e Vanda, lei gli comunica di essere gravida dicendo:"Mi hai incinta, Ettore.", dove incintare diviene una sorta di verbo di cui incinta è il participio passato. Questo tipo di lingua è usata nelle novelle e nei romanzi brevi.
Ne "Il Partigiano Johnny" invece, un lungo romanzo postumo, il linguaggio è completamente diverso. Qui innanzitutto si può parlare di vere e proprie innovazioni, perchè sono innumerevoli i termini creati dall'autore, sempre però precisi e significativi, e le numerosissime parole impastate l'una con l'altra in affascinanti miscugli. Questo romanzo differisce dunque dalle altre opere per questa eccessiva ricchezza di vocaboli genialmente reinventati (tra l'altro l'autore usa continuamente vocaboli inglesi, che possono rendere la lettura pesante); ad ogni modo dei due linguaggi a me sembra più efficace, significativo ed espressivo quello ristretto de "La Paga del Sabato".
Di questo romanzo, in cui non finisce mai di stupire la mirabile capacità di Fenoglio di creare personaggi indimenticabili senza descriverli, ma lasciando che si presentino da soli mediante i loro dialoghi, riporto in particolare il modo in cui Ettore sa esprimere amore, cioè soltanto mediante gesti e parole violente (Lo prese un furore, nessuno che lo facesse infuriare come le persone che lo amavano, sua madre, adesso Vanda...la mano gli tremava per la voglia di correre alla pistola, si sentiva capace di minacciarla con la pistola), o ancora (Vanda aprì la bocca per rispondere ma poi stette zitta, e cominciò ad oscillare le spalle al tempo della musica. "Stai ferma o ti metto le mani al collo." Lei fermò anche il respiro.)
Così rabbia, paura, amore disperazione si alternano nei personaggi fenogliani, sentimenti che, a volte, vengono espressi semplicemente omettendo una virgola ("Cristo cosa mi dici"), detto senza alcuna punteggiatura rende appieno lo sgomento di Ettore alla notizia della gravidanza di Vanda, o ripetendo un nome per rendere meglio la gravità della situazione (Anna, Anna stavolta per non fare oh si tappò la bocca con la mano).
Particolarmente espressivi sono anche i serrati scambi di battute tra Ettore e la madre: (Masticando Ettore disse di colpo a sua madre: "Per che cosa mi guardi?" "Non posso più guardare?", disse lei. "Non guardare me.""Io non guardavo te, guardavo il piatto in mezzo"), oppure ("Lo sai che lavoro mi facevano fare," gridò lui, "perchè un giorno sei venuta fin là a spiare se io ero andato a lavorare o se ero andato al fiume a fare il bagno." "Questo te lo sei sognato tu." "Bugiarda, sei una porca bugiarda!" gridò lui, e la madre chinò la testa.)
Dunque Fenoglio è uno scrittore che unisce una sensibilità ed una umanità non comuni ad una geniale arte descrittiva che lo colloca senz'altro tra i più grandi scrittori italiani del '900.
* Tratto da "Il Partigiano Johnny"
** Tratto da "Primavera di Bellezza"
*** Tratto da "La Paga del Sabato"
BREVE SAGGIO SU H.D. THOREAU
Henry David Thoreau (1817 - 1862), filosofo e scrittore statunitense, è a mio parere una figura importantissima che ha profondamente influenzato i grandi pensatori e le correnti culturali del '900 e perfino del 21mo secolo. Infatti Thoreau è stato un libero pensatore e un formidabile pioniere, che ha per primo portato alla luce temi e concetti allora praticamente sconosciuti ed inesistenti, come l'ecologia, il rispetto per la natura, il concetto di disobbedienza civile, perfino l'animalismo e il vegetarianesimo! Il tutto con un abbondante secolo di anticipo rispetto al periodo in cui queste tematiche e correnti di pensiero si sono diffuse in tutto il mondo.
E' stato infatti un vero precursore del pensiero ecologico, concetto che soltanto negli ultimi decenni è diventato universalmente condiviso. Nel suo libro più famoso, Walden ovvero Vita nei boschi, scritto nel 1845, l'autore racconta la sua felice e profondamente formativa esperienza di due anni passati in solitudine in una capanna costruita da lui stesso, immersa nel bosco alle sponde del lago Walden, nel Michigan. Thoreau ha voluto provare a vivere lontano dagli agi e dalle comodità della vita moderna (del 1845!) per ritrovare il contatto con la natura, goderne la meraviglia e per vivere una vita fatta di semplicità ed essenzialità. Alla fine dell'esperienza, raccontata nel libro, Thoreau ci dice che è possibile vivere in totale armonia con la natura e in condizioni di quasi assoluta povertà materiale, essenziale per potere apprezzare le piccole cose. Uno dei concetti chiave di questo libro è, infatti, racchiuso in queste semplici parole :
“La nostra vita è sprecata nei dettagli….semplifica, semplifica”.
Per Thoreau sono poche le cose di cui l'uomo ha veramente bisogno, tutto il resto non è necessario, è un inutile accessorio, e se semplifichiamo i nostri bisogni non avremo bisogno di possedere nulla: "La ricchezza superflua può comperare solo cose superflue, ma per comprare ciò che è necessario all'anima non occorre danaro." (cap. XVIII, 1988, p. 405)
Altra riflessione attualissima sul disboscamento selvaggio e sull'inquinamento:
“Ai nostri giorni quasi ogni cosiddetto miglioramento a cui l'uomo possa porre mano, come la costruzione di case e l'abbattimento di foreste e alberi secolari, perverte in modo irrimediabile il paesaggio e lo rende sempre più addomesticato e banale.”
“Grazie a Dio gli uomini non possono ancora volare e sporcare i cieli così come fanno con la terra!”
Mi chiedo cosa avrebbe pensato oggi Thoreau della società e di come è cambiato il mondo...
Tra le mille profonde riflessioni del libro, trova spazio anche il pensiero del vegetarianesimo visto come una naturale evoluzione cui l'uomo prima o poi arriverà: " Non è un rimprovero il fatto che l'uomo sia un animale carnivoro? È vero, egli può vivere, e vive in effetti, per lo più depredando gli altri animali; ma questo è un miserabile modo di vita – come può ben convincersi chi vada a mettere trappole ai conigli o a sgozzare gli agnelli – e sarà considerato benefattore della sua razza colui che insegnerà all'uomo a limitarsi a un cibo più innocente e più sacro. Qualunque possa essere la mia consuetudine, non ho dubbi che appartenga al destino della razza umana, nel suo graduale miglioramento, smettere di mangiare animali; allo stesso modo che le tribù selvagge hanno smesso di mangiarsi l'una l'altra quando vennero in contatto con le più civili. "(cap. XI, 1995, p. 203)
Non è stupefacente riscontrare una tale profondità di pensiero e una tale consapevolezza e lungimiranza in un uomo vissuto nei primi anni dell'800? Vegetariano ante litteram, con la sua previsione fatta ben 170 anni fa, Thoreau ne ha anticipato la tendenza, che prima o sicuramente diventerà realtà, ponendo l'attenzione sia sulla crudeltà imposta agli animali sia sull'inutilità della carne nella dieta umana. "Un contadino mi dice: «Non si può vivere solo di dieta vegetale, poiché essa non fornisce le sostanze per formare le ossa...», e mentre parla, cammina dietro ai suoi buoi, che, con le ossa fatte di sostanze vegetali, si trascinano appresso lui e il suo pesante aratro, per quanti ostacoli abbiano davanti..." (cap. I, 1995, p. 23)
Thoreau, fortemente critico verso la società e il governo, è famoso anche per aver gettato le basi della disobbedienza civile e della resistenza non violenta, riprese in seguito anche da Ghandi e altri celebri uomini:
“Non ci sarà mai uno Stato davvero libero e illuminato fino a quando esso non riconosce l'individuo come un potere superiore e indipendente, da cui tutto il suo potere e autorità derivano, e tratti l'individuo secondo questo principio.”
“Tutti gli uomini riconoscono il diritto alla rivoluzione, quindi il diritto di rifiutare l'obbedienza, e di opporre resistenza al governo, quando la sua tirannia o la sua inefficienza siano grandi ed intollerabili.”
“Quando la persona soggetta ha rifiutato obbedienza, e il pubblico ufficiale ha dato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione sarà compiuta.”
“E questo lo chiamiamo un paese di uomini liberi? A che serve essere liberi da re Giorgio se continuiamo ad essere schiavi del re Pregiudizio? Che importa nascere liberi se liberi non si vive? Che valore ha la libertà politica, se non è un mezzo per conquistare la libertà morale? E’ una libertà di essere schiavi, o una libertà di essere liberi, quella di cui tanto ci vantiamo?”
“La massa degli uomini serve lo stato in questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i propri corpi”
“L'oppressore non si rende affatto conto del male che implica l'oppressione, fintanto che l'oppresso la accetta.”
Infine, cito la frase forse più celebre di Thoreau, anche citata dai Pink Floyd nella loro canzone Time (Hanging on a quiet desperation is the English way...), e nel film L'attimo fuggente:
“La maggior parte degli uomini conduce una vita di quieta disperazione, ed essi vanno alla tomba con la canzone ancora in loro.”
...da brividi!